La Strada della Futa nel tempo
L'esistenza di centri importanti sulla destra del fiume Savena (San Ruffillo, Loiano, Monghidoro) è attestata dopo il Mille ed è in quell'epoca che si afferma un percorso corrispondente in gran parte alla direttrice della Futa, lungo il crinale destro del Savena. La strada è definita nel XII secolo strada "montanara" e nei documenti ufficiali è denominata "Strada per la quale si va a Firenze". A partire dalla seconda metà del XIII secolo il Comune di Bologna sceglie questa strada come via ufficiale verso Firenze per i commerci e nel 1246 fa costruire a Scaricalasino un castello-fortezza a difesa del proprio territorio. Nel 1300, in occasione del Giubileo, la "Via di Toscana", che aveva come punto di partenza l'Abbazia di Santo Stefano a Bologna, è raccomandata ai pellegrini in viaggio da Nord verso Roma. La strada era in quel periodo poco più che una semplice mulattiera. Già nel XVI secolo è testimoniata l'esistenza di punti di ristoro, hospitalia (ricoveri per viandanti), e stazioni di posta per il cambio dei cavalli a Pianoro, Loiano, Anconella e Scaricalasino (l'attuale Monghidoro, dove gli animali da soma erano scaricati dal peso delle merci trasportate, per eseguire i controlli di frontiera). Non si registrano grandi cambiamenti fino al XVIII secolo quando il granduca Francesco di Lorena, per facilitare gli spostamenti tra Firenze e Vienna (Maria Teresa, sua moglie, era figlia dell'imperatore d'Austria), decide di trasformarla in una strada carrozzabile, osteggiato in questo dal papato che mirava allo sviluppo del collegamento con Roma all'interno dei territori pontifici, attraverso Ancona e Loreto. Fino alla prima metà del Settecento la strada era carreggiabile fino a Pianoro, dopo era "strada per bestie da sella e per carretti". A Metà Settecento su iniziativa lorenese si disegna un nuovo tracciato più breve che prevede l'abbandono del passo del Giogo per quello più alto della Futa (da cui la strada prenderà il nome). I tempi di viaggio tra Bologna e Firenze si riducono tra le 12 e le 15 ore.
Nel periodo napoleonico la direttrice è inserita nella strada imperiale 6 che da Parigi arriva a Napoli. A Napoleone è impropriamente addebitato il "taglio" che eliminò un altro ampio tratto di strada a Livergnano tra il 1817 e il 1820.
Per quasi tutto l'Ottocento non si ebbero sostanziali modifiche. Alcune importanti varianti, soprattutto per limitare i tratti con più forte pendenza, furono apportate a inizio Novecento. La "Futa" divenne poi leggendaria grazie alle quattro ruote e alla celeberrima "Mille Miglia", la cui prima edizione si tenne nel marzo 1927. Nel 1944-45 le operazioni belliche di sfondamento della Linea Gotica cancellano edifici storici e danneggiano seriamente alcuni centri disposti lungo la strada. Nel dopoguerra la "Futa" rinasce con una forte vocazione turistico-culturale, in coincidenza con lo spostamento del flusso automobilistico sul tronco appenninico dell'Autostrada del Sole (1960).
Perché il nome
La strada attraversa il passo della Futa solo dal 1752. Prima scavallava l'Appennino toscano al passo del Giogo, toccando Firenzuola e Scarperia.
Il passo della Futa è battuto dai venti di Romagna (la rumagnola, l'óra, la tramontana), spesso impetuosi, e dai venti occidentali, più miti: s'apre la catena montuosa e i venti vi si gettano. Da ribaltare carrozze e disarcionare le persone a cavallo: lo si legge nelle pagine di viaggio degli stranieri che visitavano l'Italia. A opportuno riparo fu costruito a est del passo il muro (e muraión dla Futa) ancora oggi riferimento per i turisti. Nel toscano antico futa vale fuga (Dante, Purgatorio, XXXII, 122): fuga di venti o dai venti? Da cui forse il toponimo.